I generali Clark e Keyes fanno il loro ingresso vittorioso a Roma. Giugno 1944. Iconografia storica a cura di Associazione Linea Gustav. Fonte: National Archives Washington D.C.
Alle ore 23:00 dell’11 di maggio 1944, oltre mille bocche da fuoco dislocate nelle retrovie scaricano la propria potenza offensiva su tutti gli obiettivi tedeschi noti. Ha così inizio la quarta e ultima battaglia di Cassino, che nel giro di pochi giorni porta alla
rottura della famigerata linea Gustav. Sebbene il monastero venga conquistato dai soldati polacchi del 2° Corpo d’Armata del Generale Wiadislaw Anders la mattina del 18 maggio, gli scontri sono tutt’altro che conclusi.
I tedeschi si sono infatti attestati sulla seconda linea difensiva, la linea Hitler-Senger, installata a pochi chilometri a nord di Cassino, con l’obiettivo di coprire la ritirata del grosso delle truppe.
Si apre così un secondo fronte che da Monte Cairo al Tirreno, toccando i caposaldi di Piedimonte San Germano, Aquino e Pontecorvo, rallenta l’avanzata verso Roma. Lungo questo tracciato, i tedeschi hanno realizzato un sistema difensivo le cui caratteristiche non sono ancora del tutto note al servizio informative alleato. Si tratta di bunker in cemento armato che ospitano armi automatiche e anticarro, oltre a una fitta rete di trincee e fossati opportunamente strutturati al fine di bloccare l’uso di mezzi pesanti.
Ma il 23 di maggio 1944 contingenti canadesi e britannici creano una breccia nella dolorante linea Senger che cede sotto la pressione della superiorità di mezzi e uomini alleati.
Dopo l’attraversamento del fiume Melfa, nei pressi di Roccasecca,gli ultimi osservatori tedeschi lasciano le pendici del Monte Cairo solo il 25 maggio 1944; è la fine delle battaglie che per più di cinque mesi hanno interessato il Cassinate bloccando il più imponente esercito di cui la storia abbia memoria.
La pace ‘scoppia’ senza clamore, in una Valle del Liri mortificata, cui solo le naturali manifestazioni della primavera inoltrata, negli
odori e nei colori della vegetazione, che timidamente si mostra in rare fioriture, lasciano,se non intravvedere, almeno evocare nei ricordi dei sopravvissuti, l’antica bellezza di un tempo. I civili, smunti e increduli, escono dai rifugi timorosi e accolgono esultanti i liberatori che, di villaggio in villaggio o in ciò che resta di essi, come segugi rincorrono i famelici nemici in ritirata.
È il gioco delle parti, un gioco che è costato migliaia di vite umane, e molte dovranno ancora spegnersi trai civili, a causa delle malattie e dei tanti ordigni che infestano i terreni e minano la serenità di una ripresa lenta e faticosa. Le truppe angloamericane entrano vittoriose a Roma il 4 giugno 1944,si festeggia così la fine della guerra, o meglio dei combattimenti in Italia Centrale, perché prima della caduta del Reich passerà ancora un anno, e i caduti si conteranno a decine di migliaia.